Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

lunedì 28 febbraio 2011

UN BAR PER NON PERDERE IL TRENO

La stazione ferroviaria è di nuovo al capolinea. Mura scrostate, una sala d’aspetto che qualcuno deve aver scambiato per le vicine toilette sempre chiuse, grondaie dai cigolii inquietanti. Solo per fare tre rapidi esempi di un degrado ben più ampio, ormai evidente a tutti. Eppure i flussi di pendolari che ogni giorno vi fanno capolino continuano a crescere. In assenza di una razionalizzazione del traffico su gomma, la ferrovia resta infatti il mezzo migliore e più rapido (persino di fronte ai ripetuti ritardi delle corse) per raggiungere Milano o il cuore della Brianza. Ecco perché andare avanti con una politica d’interventi a tampone non può giovare a nessuno: né all’amministrazione comunale, che investe soldi in restauri destinati a sbiadire nel giro di poche stagioni, né tanto meno agli affezionati della linea, incapaci di tutelare lo stabile dal suo sostanziale isolamento. 
La posizione defilata della stazione, anche in presenza di una o più videocamere di telesorveglianza, offre comunque un comodo rifugio per vagabondi o teppisti, mentre l’umidità rilasciata dal vicino parco non agevola affatto la preservazione di una struttura abbandonata a se stessa.
La risposta definitiva al suo rilancio non è poi tanto dissimile da quanto già fatto su altre realtà del territorio: considerata la graziosità dell’edificio storico, andrebbe recuperato esteriormente preservandone lo stile originario, ma riadattato al suo interno per ospitare un pub o bar che intensifichi il suo utilizzo al di là delle fasce orarie di pendolarismo. Senza nulla togliere all’associazione che oggi occupa una sezione dello stabile (facilmente rilocabile in una sede più vicina alla vita del paese), i due spazi disponibili andrebbero destinati ad un’attività di ristorazione/ricreazione utile sia per il risveglio dei pendolari della prima ora, sia per i tifosi sempre in cerca di uno schermo per seguire la squadra del cuore o per un aperitivo conviviale. 

D’altra parte i numerosi parcheggi a ridosso della ferrovia agevolerebbero la sosta presso la stazione, mentre la vietta defilata ove l’edificio sorge sembra invitare già di per sé a trattenersi in compagnia presso uno spazio comodamente protetto. Con un aspetto decisamente più gradevole, forse le Ferrovie dello Stato tornebbero a concedere almeno un distributore automatico di biglietti ed un servizio d’aggiornamento all’altezza dei tempi. Da parte loro, persino i cittadini si sentirebbero più stimolati verso eventuali iniziative di recupero e riarredo, sapendo di poter disporre di un nuovo e suggestivo  spazio d’aggregazione (Alberto Caspani).



domenica 27 febbraio 2011

REVISIONISMO STORICO A BIASSONO


Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito, in Italia, ad un uso politico della storia che ha poco a che fare con la ricerca storiografica; ad un vero e proprio ribaltamento di giudizi di valore.
Esempio della distorta e parziale ricostruzione della nostra storia nazionale lo si è avuto martedì 15 febbraio nel corso della conferenza, patrocinata dall'Amministazione Comunale, sulle vicende del confine orientale tenuta dal Prof. Marco Pirina.
Parlare della tragedia delle foibe è utile se la storia viene raccontata tutta, cioè se si evidenzia il contesto storico dal quale è originata.
Questo non per giustificare niente, ma perchè solo così si può aiutare a conoscere e capire.
Senza quelle premesse e discutere solo delle foibe significa distorcere la storia che così non insegna nulla se lasciamo credere che il male è stato soltanto nella parte avversa.
Se vogliamo invece operare realmente per impedire il ripetersi di quelle tragedie, dobbiamo anche saper riconoscere i nostri torti, cosa di cui il relatore si è ben guardato dal fare.



A partire dalla feroce opera di snazionalizzazione nei confronti del mezzo milione di slavi incorporati nel Regno d'Italia svolta per vent'anni dal fascismo con la proibizione  di parlare la loro lingua, di avere loro giornali o libri, con la chiusura delle loro scuole, con lo scioglimento od il bruciare le sedi delle loro organizzazioni.
Poi, il 5 aprile 1941, l'improvvisa aggressione alla Jugoslavia, il suo smembramento con l'annessione di diverse zone (Lubiana diventa provincia italiana) e la feroce guerra per reprimere l'insurrezione partigiana.
La deportazione di decine di migliaia di civili in lager gestiti da italiani.
Solo in quello di Arbe circa 4.000 di essi morirono di stenti.
E' così che si è allargata quella spirale di odio e di violenza il cui inizio si può fare risalire al discorso che Mussolini tenne nel 1920 a Pola: “di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari e 50.000 italiani”.
Parlare delle foibe isolatamente dalla storia precedente e successiva, costituisce per una certa destra la risposta, come contraltare, all'Olocausto, alle stragi nazifasciste, alle deportazioni.
Tentativo di equiparazione che non può annullare la fondamentale differenza tra chi ha dato inizio alla violenza e praticato la negazione dei più elementari diritti, ha iniziato quella guerra attaccando, invadendo e massacrando altri popoli e le pur orribili  violenze e vendette nazionalistiche che questi, alla fine, hanno scatenato, né tantomeno annullare la differenza con il disegno sistematico di sterminio progettato e praticato dal nazismo. 




MIGRANTI


Molti, troppi provvedimenti ed atteggiamenti assunti dalle nostre istituzioni regionali e comunali sono tesi a reprimere, scacciare l'immigrato anche in quanto povero, contribuendo ad alimentare la paura tra la gente.
E' necessario uscire dall'apatia o dal disinteresse rispetto alle politiche sbagliate e pericolose che hanno scelto il terreno della paura per sollecitare il consenso dei cittadini.
Noi non vogliamo essere né indifferenti, né indolenti né buonisti; al contrario intendiamo riempire con iniziative il vuoto culturale, politico e sociale che è origine della percezione di insicurezza vissuta dai cittadini.
La globalizzazione e la costruzione dell'Europa sono fatti inarrestabili, eventi di cambiamento profondo che trasformano le nostre comunità locali.
Abbiamo bisogno di politiche che accompagnino questi processi non con la logica dell'emergenza, che rende miopi e paurosi.
Al contrario, dobbiamo saperne analizzare le opportunità e le difficoltà, economiche e sociali.



I problemi di sicurezza sociale a volte indicano il disorientamento di una società in trasformazione che va compreso, evitando di cercare nella presenza del migrante la sua causa e togliendogli per questo “il diritto ad avere diritti” che sono propri di tutti gli uomini.
Essi riguardano il diritto alla salute, alla scuola, al soggiornare nel nostro territorio.
Persone che lavorano, hanno una casa, ma che risultano irregolarmente presenti sul territorio solo perchè, in molti casi, la Questura non ha ancora provveduto al rinnovo del permesso di soggiorno, non possono essere estromessi dall'assistenza sanitaria di base.
Diversi Comuni della Brianza, tra cui Biassono, hanno adottato un'identica ordinanza con la quale si stabilisce il requisito del domicilio e di una definita soglia di reddito  per la concessione della residenza. Si introduce così il principio che per essere residenti occorre disporre di un reddito minimo: i poveri non li vogliamo!



Il diritto delle bambine e dei bambini all'educazione ed all'istruzione rischia di non essere garantito in quei Comuni che negano l'iscrizione alle scuole dell'infanzia di bambini in assenza di permesso di soggiorno dei genitori.
La Convenzione sui diritti dell'infanzia non ammette deroghe: occorre garantire a tutti i bambini a qualunque titolo presenti sul nostro territorio, salute, scuola, uguaglianza e protezione.
Il nostro approccio deve essere diverso:
-     promozione di interventi di inclusione sociale e di educazione alla legalità (non solo per migranti)
-     ampliamento delle opportunità di stabilizzazione dei progetti di vita autonoma dei migranti con politiche attente alla casa ed alla formazione
-     tutela della salute e della maternità
-     sostegno ai servizi di accoglienza, assistenza e vicinato, che sono fonte di sicurezza         

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE NEL CONTESTO DELLA CRISI

La necessità, anche per le istituzioni locali, della predisposizione di strumenti atti a contrastare gli effetti più drammatici della crisi - attraverso appositi Fondi per aiutare le persone e le famiglie - ha trovato parziali e disomogenee risposte sia a livello comunale che provinciale.
Siamo assai distanti da quanto sarebbe necessario; si registra una certa attenzione che, però, si evidenzia come minore rispetto ad altri interventi come quello della Caritas.
Ovviamente tale limitatezza va commisurata ad un quadro delle finanze comunali sempre più difficile poiché si sono sommati i tagli decisi dal Governo alle conseguenze della crisi dell'edilizia ed alle conseguenti minori entrate per gli oneri di urbanizzazione, nonché al rispetto del patto di stabilità interno.
Si sono determinate, perciò, le condizioni per scelte politiche assai ampie di aumenti tariffari che hanno investito le imposte di raccolta dei rifiuti, le rette degli asili nido, i costi del trasporto e delle mense scolastiche.
Per Biassono, nel 2010, Addizionale Irpef Comunale al 0,35%; nessuna soglia di esenzione; nessun Fondo Crisi; Tarsu +18%; Trasporto scolastico + 2 euro al mese.



In prospettiva anche l'attività dei Piani di Zona appare destinata ad accrescere le proprie difficoltà derivanti dai trasferimenti di risorse sempre più decrescenti.
L'esperienza quotidiana conferma i dati sulla crescita del disagio sociale e della povertà.
Le esperienze dei “Fondi”, per quanto limitate e differenziate, hanno definito una capacità di intervento concreta che non va dispersa, semmai rafforzata.
I provvedimenti attuati dai Comuni con i Fondi Crisi possono essere distinti in alcune tipologie generali:
-     interventi a sostegno delle famiglie e delle persone in difficoltà
-     interventi a sostegno dell'occupazione, ovvero a sostegno di coloro che hanno perso il lavoro
-     agevolazioni su servizi pubblici a domanda individuale nel settore educativo 
I benefici vanno dall'esenzione tariffaria in caso di risoluzione del rapporto di lavoro subordinato senza indennità, alla riduzione nei casi di cassa integrazione ordinaria, straordinaria od in deroga, o riduzione della prestazione lavorativa.
L'intervento dei Comuni a sostegno delle spese ordinarie incidenti sui bilanci famigliari include le agevolazioni sulle tariffe e tasse di igiene ambientale a favore dei contribuenti colpiti da crisi occupazionali.



Si possono anche prevedere accordi tra amministrazioni locali ed istituti bancari per progetti di microcredito ai singoli. Il finanziamento potrebbe riguardare persone o famiglie in difficoltà che hanno particolari emergenze abitative od occupazionali e venire erogato previa valutazione sia da parte del servizio sociale comunale della reale esistenza della situazione di difficoltà socio-economica, che da parte della banca del merito creditizio del richiedente.
Dato che gli esiti dell'attuale crisi economica evolvono con ritmi incalzanti, si propone di considerare non solo le documentazioni di reddito e patrimonio rilevabili dalla documentazione fiscale (solitamente riferite al quadro dell'anno precedente), ma anche dalle modifiche di stato lavorativo e reddituale (es. licenziamento o cassa integrazione) naturalmente acclarate tramite idonea documentazione.
Questi provvedimenti devono essere accompagnati:
-     dalla lotta agli sprechi della politica ed alle inefficienze, partendo innanzitutto dalla moltiplicazione incontrollata dei consigli di amministrazione delle multiutility
-     da un'attenta verifica sulle consulenze (gli incarichi esterni, laddove sono presenti risorse e competenze all'interno dell'Amministrazione, devono essere ridotti nella misura massima)
-     dalla necessità di rendere più trasparenti i bilanci comunali, attraverso la stesura del bilancio sociale
-     dalla crescita del numero di persone che le tasse le pagano regolarmente e spontaneamente, rendendo più efficace la lotta all'evasione
-     dal contrasto, sensibilizzazione e promozione di iniziative contro la penetrazione della criminalità organizzata anche in zone non tradizionalmente mafiose.
Segnaliamo infine che il ricorso all'esternalizzazione dei servizi spesso non rappresenta un risparmio, ma associa servizi di qualità dubbia a costi crescenti nel tempo.
    

giovedì 24 febbraio 2011

Non è un paese per bambini!


Biassono non è un paese per bambini! E di conseguenza per le famiglie con bambini. E’ la triste realtà con cui noi famiglie ci dobbiamo confrontare ogni giorno. In previsione della nascita di mia figlia io avevo cominciato ad informarmi sulle possibilità che i servizi sociali della cittadina mi mettevano a disposizione: un deserto sconsolante, da ogni punto di vista. Non solo si sente ben poca accoglienza e partecipazione da parte dell’Assessorato alle Politiche Sociali alle problematiche istanziate dalle famiglie con bambini, ma anche a guardarsi intorno c’è ben poco che è stato pensato e fatto.
Nell’età prescolare, manca la possibilità di poter scegliere fra un servizio pubblico e uno privato (infatti di pubblico non esiste niente), e le famiglie che non hanno alternative (vedi presenza di nonni giovano scattanti e disponibili) devono lasciare il loro bambino ad uno dei 4 asili nido privati, a prezzi proibitivi, in strutture che comunque, non essendo né comunali né statali, non hanno alcun tipo di controllo.
La situazione non cambia se si parla della scuola materna. Per 12.000 abitanti (tanti ne ha ormai il comune di Biassono) è presente un’unica struttura, e anch’essa non pubblica, ma privata. Anzi, cattolica. Alla faccia della libertà delle singole famiglie di poter scegliere che tipo di educazione dare ai propri figli.
E come non citare la drammatica situazione in cui versano le strutture chiamiamole ricreative? Nelle giornate di primavera, un bambino dopo la scuola dove può andare? Da nessuna parte, perché i giardini pubblici scarseggiano, e ancor più scarseggiano le strutture per farli giocare. Risale a quest’inverno infatti l’eliminazione di quasi tutte le strutture per i
 bambini da uno dei tre piccolissimi parchetti, quello su via Alberto da Giussano. Inoltre in questi parchetti fatiscenti manca quasi totalmente la possibilità di andarci l’estate,visto che non sono presenti pressoché alberi.
Dulcis in fundo la situazione dei marciapiedi in tutto il paese: anche volendo andare a fare una passeggiata per le strade del paese, è quasi impossibile portare con sé una carrozzina o un passeggino: in molte zone i marciapiedi sono inesistenti, in altre, soprattutto al centro, sono talmente strette che non entrano le ruote della carrozzina. Non tutte e 4 almeno.
Non è un paese per bambini? Non è un paese per cittadini….

Damiana Pessina

domenica 20 febbraio 2011

Trasporto pubblico lombardo e aumento tariffe


Vecchi biglietti della Monza-Molteno-Oggiono
(immagine tratta da http://www.mmo-immagini.com/)

La Giunta regionale lombarda retta da Formigoni ha scelto di tagliare di oltre il 7% i trasferimenti  sul trasporto pubblico locale, per un ammontare di circa 58 milioni di euro.
L'assessore provinciale ai trasporti Francesco Giordano, in un incontro con le organizzazioni sindacali di categoria, ha ricordato le indicazioni regionali:

-    efficientamento, ovvero riduzione del costo chilometrico e/o delle percorrenze
-    aumento delle tariffe del 10% dal 1 febbraio 2011 correlato all'introduzione dei nuovi titoli di viaggio
-    aumento delle tariffe di ulteriore 10% dal 1 maggio 2011 legato alla verifica  di parametri qualitativi nei servizi

In relazione a scelte politiche della Provincia di Milano di evitare aumenti tariffari prima delle prossime elezioni amministrative nel Comune di Milano, gli incrementi tariffari, per le aziende operanti nella Provincia di Monza e Brianza e nella Provincia di Milano, possono essere posticipati al 1 agosto 2011, con gli oneri di tale scelta in carico provvisorio all'ATM.

Rimane la volontà della Provincia di Monza e Brianza di verificare con le aziende un piano di riduzione delle percorrenze di circa il 5% soprattutto nelle fasce serali, domenicali e del sabato pomeriggio, particolarmente utilizzate da fasce deboli della popolazione.

Tutto questo mentre il livello di servizio rimane lontano da quello delle grandi aree metropolitane europee e l’inquinamento a causa del congestionamento del traffico aumenta come dimostrano i dati sulle polveri sottili di questo inizio 2011!

mercoledì 16 febbraio 2011

L'acqua è un bene comune


L'acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi.
L'acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell'umanità, il bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi indisponibile, che appartiene a tutti.
Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile; l'acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti; l'accesso all'acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico.

In Italia si è attivata un'ampia coalizione sociale in difesa della gestione pubblica del servizio idrico, che ha promosso referendum abrogativi in materia di gestione dei servizi idrici che, con oltre 1.400.000 firme, sottolinea la volontà dei cittadini di pronunciarsi su questo tema.

Impegno dell’Amministrazione Comunale dovrebbe essere quello di costituzionalizzare il diritto all'acqua attraverso le seguenti azioni:

-      riconoscere, anche nel proprio Statuto Comunale, il diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico
-      confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà
-      riconoscere, anche nel proprio Statuto Comunale, che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l'accesso all'acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli artt. 31 e 114 del D. Lgs. 267/2000 

Va promosso il ruolo delle amministrazioni locali nella gestione del servizio idrico integrato attraverso il contrasto di quelle iniziative che predispongono l'ingresso dei privati nelle società.

Va sostenuta la campagna a favore della ripubblicizzazione del servizio idrico.

La promozione nel proprio territorio di una cultura di salvaguardia della risorsa idrica potrebbe essere attuata attraverso le seguenti azioni:
-        promozione di una campagna di informazione/sensibilizzazione sul risparmio idrico
-        promozione, attraverso l'informazione, incentivi e la modulazione delle tariffe, della riduzione dei consumi in eccesso
-        informazione puntuale alla cittadinanza sulla qualità dell'acqua con pubblicazione delle analisi chimiche e biologiche


Felice Meregalli

sabato 12 febbraio 2011

Una cultura di pace


La presenza sempre più numerosa di immigrati stranieri nel nostro territorio e nel nostro Comune, ha visto fin dall’inizio l’impegno della scuola nell’attivare iniziative per favorire l’inserimento degli alunni stranieri nelle classi: ha approntato strategie per la prima accoglienza e quindi per l’integrazione nel rispetto della cultura originaria dei neo arrivati, ha ipotizzato metodologie didattiche, ha strutturato materiali per l’apprendimento della lingua italiana e, con l’aiuto di una rete di scuole che fa capo allo Sportello Interculturale di Verano, cerca anno dopo anno, di scoprire e valorizzare le differenze come ricchezza da conoscere e condividere.
Al pari delle nostre scuole, ritengo indispensabile che anche i nostri Comuni raccolgano la sfida della complessità e facciano il possibile affinché i cittadini possano vivere in un luogo accogliente in cui c’è spazio per tutti. Un paese dove ognuno possa avere l’opportunità di conoscere, apprezzare e condividere, e non semplicemente tollerare, le diversità presenti sul territorio, arricchendosi dall’incontro e dalla conoscenza con l’altro.
Mi piacerebbe poter vivere in una comunità capace di far conoscere, attraverso iniziative culturali e artistiche, la ricca diversità umana presente nel nostro paese, favorendo l’incontro delle donne e degli uomini del mondo. Una comunità attiva nell’intrecciare fili sottili di arte, di storie e di culture, siano esse nostrane o altre, per educare alla reciprocità e al rispetto delle differenze, condizione a mio parere indispensabile per porre le basi di una cultura di pace.

Vittoria Sangiorgio


lunedì 7 febbraio 2011

La rotonda



Qualche minuto e la domanda sorge spontanea: "A che serve quella rotonda?". Siamo andati a verificare le recenti innovazioni introdotte nella viabilità comunale, visitando la cosidetta "tangenzialina" aperta nella frazione di San Giorgio. Nomignolo usato dalla stessa giunta leghista per sottolineare l'importanza dell'opera. 
In prossimità della biforcazione di viale Regina Margherita abbiamo però constatato come la nuova rotonda costringa il traffico ad imboccare la "tangenzialina", nonostante l’assenza di strade che vi si immettano regolarmente o di accessi condominiali. Risultato? La quasi totalità delle auto che arrivano a fronte della rotonda svoltano a sinistra e imboccano contromano il passaggio!  D'accordo. L'intervento è stato realizzato a "costo zero", ma è davvero utile o aumenta solo i rischi di collisione?
Michele Memola

domenica 6 febbraio 2011

La nuova politica virtuosa che nasce nei Comuni

Lo spettacolo squallido e penoso offerto in queste ultime settimane dalla politica nazionale o almeno da una buona parte dei suoi attuali interpreti al potere non deve farci dimenticare che,  lontano dalle prime pagine dei giornali e dalle luci dei riflettori delle televisioni, esistono amministratori e cittadini che sperimentano, innovano e cercano di costruire, dal basso, un Paese diverso e migliore.
I Comuni sono spesso il terreno sul quale le nuove idee, tra mille difficoltà, si fanno strada sviluppando esperienze e scelte amministrative che possono essere d’esempio per tutti. Un esempio di politica virtuosa fatta per i cittadini diversa dalla politica viziosa fatta per la casta ed i suoi nani e ballerine. Diverse idee e progetti interessanti si possono trovare sul sito www.comunivirtuosi.com e sicuramente avremo modo di ritornarci e di svilupparne alcuni spunti con il Comitato Elettorale Lista per Biassono 2011.
Un esempio tra i tanti citati nel sito potrebbe essere il  Piano di Governo del Territorio (PGT) recentemente adottato dal Comune di Solza (BG),   il primo PGT nella bergamasca e tra i pochi in Italia ”a crescita zero” ossia un piano che non prevede ulteriore consumo del territorio:
In un territorio estremamente urbanizzato quale quello dell’Isola Bergamasca si inverte la tendenza cementificatoria di questi ultimi decenni.
Una scelta difficile ed impegnativa per un piccolo comune (circa 2.000 abitanti) in un periodo che vede gli enti locali continuamente penalizzati dai tagli ai trasferimenti disposti dagli enti centrali, regione e governo, e dall’aumentare delle incombenze e dai servizi richiesti dai cittadini.
Una scelta virtuosa, che reca beneficio al territorio e nello stesso tempo richiede di mettere in moto sobrietà e austerità nelle politica amministrativa del comune, così come di sviluppare ingegno e creatività nella ricerca di fonti di finanziamento alternative.
Una scelta resa possibile anche da una rigorosa politica di emancipazione del bilancio dagli oneri di urbanizzazione perseguita in questi ultimi anni, oneri utilizzati in genere dai comuni per coprire parte delle spese correnti, ossia l’edilizia che finanzia le spese ordinarie del comune, un’entrata aleatoria contro spese strutturali.
Una scelta che può portare a rinunce e tagli al bilancio con possibili ripercussioni sul consenso, ma una scelta responsabile e obbligatoria per chi si approccia alla gestione della cosa pubblica con spirito di servizio e onestà intellettuale.
L’esperienza pionieristica del comune virtuoso di Cassinetta di Lugagnano (MI) dunque non è più un caso isolato. Grazie anche all’opera culturale della campagna nazionale “Stop al consumo di territorio” sempre più amministratori cominciano a considerare il territorio un bene comune da preservare, al pari dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo…”